GIACOMO LEOPARDI
POETICA E STILE


 

giacomo leopardi


L'originalità della poetica del miglior Leopardi nasce dalla coloritura tutta romantica che egli conferisce a una materialistica (illuministica, settecentesca) certezza: il moto inesausto delle cose che cancella infanzia e giovinezza, affetti, bellezza, gloria, virtù, poesia e ogni più alto valore. Alla scoperta di questa acerba verità rivelatagli dalla ragione, l'uomo chiude per viltà gli occhi e si adatta per convenienza alla tranquilla mediocrità del quotidiano, oppure (e questo è quanto fa l'uomo autentico e di genio) guarda ben fisso il desolato nulla che gli si apre dinnanzi e vive fino in fondo, senza religiose consolazioni, la propria infelicità.
Questo romantico e antiprosaico, ma anche metafisico, stare nella disperazione, non è però monocorde nè immobile: esso comporta un complesso processo psicologico, poichè da una parte significa resuscitare e ascoltare le ragioni del cuore, la letizia dell'adolescenza, l'amore, le fantasie più vaghe; dall'altra vuol dire riconoscere la loro caducità e infondatezza, le quali dilatano il senso e il fascino di quelle chimere, alimentando una sorta di moto pendolare, in cui ciascuno dei due momenti non elimina l'altro, anzi continuamente si trasfonde in esso. In coerenza con questa intima disposizione, Leopardi si allontanò dagli esempi arcadici e montiani che avevano concorso alla sua prima formazione letteraria, abbandonò le poetiche di Gravina e di Cesarotti e, accostandosi alle teorizzazioni di Schiller, degli Schlegel, intese elaborare non una poesia che fosse di mera rappresentazione, ossia puramente e innocentemente descrittiva, bensì una poesia patetica, che muovesse dalla consapevolezza filosofica della squallida realtà della vita e si alimentasse tanto di sentimenti quanto di pensieri.
Accolse così del romanticismo la proposta lirica e mirò non a imitare ma a cantare, a esprimere non belle forme ma i tristi e cari moti del cuore: in tale contesto la componente concettuale non si smarrisce, ma fa da controcanto al gentile immaginare, al configurarsi dei ricordi e all'accendersi degli affetti che si dispiega spesso nei vocativi. E ciò perchè alla mente del poeta appaiono sempre insieme, come reciprocamente necessari in sede espressiva, il bello e il vero, i miti dell'esisttenza e il loro inevitabile negarsi. Tuttavia, benchè esistano due diverse tensioni e l'accento cada ora più sull'una ora più sull'altra, è immotivato considerare come due lontani poli il momento della meditazione e quello della illusione o della rimembranza: essi sono infatti intrecciati sintatticamente, oppure mediati dal poeta attraverso la sua voce liberamente commossa, ora distesa, ora spezzata ora inarcantesi in interrogativi senza risposta, ma sempre lontana sia da intemperanze fantastiche o emotive, sia da troppo analitiche ed esatte definizioni razionali.
Significativo appare allora anche il progressivo distacco di Leopardi dalle forme metriche chiuse: egli ricorre all'endecasillabo sciolto o usa lo schema della canzone petrarchesca con grande libertà, fino a trasformarlo in un recitativo di endecasillabi e settenari alternantisi, ora rimati ora no, e riuniti in strofe di diversa lunghezza; anche per il continuo mutare del rapporto fra unità sintattiche e unità metriche, ne deriva un dettato originalissimo, fondato non sull'ignoranza o sull'oblio della tradizione classica, ma sulla modificazione (e relativa violazione) di essa dall'interno.
Altrettanto può dirsi della lingua poetica di Leopardi che poggia in buona parte su vocaboli logorati da un lungo impiego letterario, ma trasfigurati dalla specifica cadenza del canto o dalla contiguità di altre parole, più dimesse e quotidiane, e in ogni caso sempre carichi di echi, di sensi non detti. Essendo eminentemente moto interiore e confessione, la lirica leopardiana degli idilli appare povera di particolari, si fonda su un vocabolario ristretto ed evita ogni immagine troppo corposa o precisa, che fisserebbe in modo icastico e quindi tradirebbe l'infinito o indefinibile errare dell'anima. Ma in alcune canzoni, e soprattutto nelle composizioni degli ultimi anni, la poesia di Leopardi si manifesta anche in diversa forma, ossia attraverso uno stile teso ed eloquente, energico e senza tenerezze, con aperture satiriche, esortatorie, profetiche di notevole intensità.