La Patria






Foscolo mira a realizzare in Italia gli ideali di libertà, giustizia, uguaglianza della Rivoluzione francese. La delusione causata dal Trattato di Campoformio e l'atteggiamento autoritario dei francesi in Italia, lo portano a un cupo pessimismo ma anche alla convinzione che gli italiani devono realizzare una loro indipendenza politica. Rifiuta infatti di collaborare con gli austriaci, creando per così dire l'istituzione dell'esilio per motivi politici.
C'è una contraddizione insanabile nel Foscolo, tra poesia e politica. I sonetti maggiori rappresentano la maturità esistenziale e stilistica, ma anche la profonda crisi degli ideali politici.
In questi sonetti i temi dominanti sono il nonsenso della vita, il desiderio della morte, la nostalgia del passato, l'oblio... Il tutto come frutto dell'accentuato individualismo del poeta. Egli infatti, come politico, tende a riporre più fiducia nei sovrani illuminati o nella figura di Napoleone che non nelle masse e negli intellettuali italiani.
Il Foscolo entra in crisi esistenziale quando gli ideali politico-democratici subiscono lo smacco del Trattato di Campoformio, con cui Napoleone cede il Veneto all'Austria. L'esilio lo angoscia profondamente.
Da questa situazione egli si risolleva attenuando l'esigenza politica. Tuttavia, la riflessione autocritica viene fatta nell'ambito della mera soggettività, coll'intenzione di rinunciare a quegli ideali o per lo meno alla loro realizzazione nel breve periodo.
I sonetti maggiori, in questo senso, sembrano non avere speranze per il futuro. Essi non solo chiudono un capitolo dell'impegno politico del Foscolo (quello soggetto alle illusioni riformatrici dall'alto), ma non lasciano spazio alcuno a una possibile ripresa, più realista e disincantata, di quell'impegno. La delusione cioè viene avvertita in maniera così traumatica che nella produzione letteraria successiva ai Sonetti, il Foscolo, sul piano tematico, e nel migliore dei casi, non farà che ripetersi.
Nell’Ortis la Patria ha una duplice valenza e si riferisce sia a Venezia che all’Italia; coincide con un territorio abitato da un popolo che ha una storia comune, le stesse tradizioni e la stessa lingua. La patria è per Jacopo un valore sacro, assimilato alle altre passioni intense, seppure illusorie, che permettono all’uomo di superare momentaneamente la negatività della realtà, come la bellezza, l’arte, l’amore.
L’ispirazione patriottica è all’origine di molti scritti politici di questo periodo nei quali la “religione” della patria si coniuga con un’analisi delle problematiche attuali e con l’individuazione di possibili soluzioni; il concetto di patria, al quale è conferita una valenza sacra, appare quindi un’entità concreta fondata su un’identità culturale di tradizioni e di civiltà e su una storia comune.
Negli anni della disillusione politica il motivo della patria assume una valenza più mitica; nel sonetto Né più mai toccherò le sacre sponde la patria non coincide solo con il territorio delimitato dell’isola di Zacinto, ma assume un significato ideale, nel riferimento alla civiltà greca popolata da divinità e figure allegoriche come Omero, simbolo della poesia, e Ulisse, emblema di una condizione di sradicamento comune al poeta stesso.
Il motivo della patria-Italia è centrale nei Sepolcri dove la memoria assume un valore fondante dell’identità patria: attraverso i valori trasmessi dai sepolcri e dalla poesia eternatrice i popoli acquisiscono il senso della civiltà e coltivano un senso di appartenenza fondamentali per costruire una coscienza patriottica.