In questo particolare contesto è lecito muovere un paragone tra Jacopo Ortis e il giovane Werther.
Scritto nel 1774 , il Werther nasce con chiaro intento autobiografico, allorché Goethe visse in quegli anni una travagliata vita interiore. Dal ricordo di questa incisiva vicenda egli trasse lo spunto per narrare il tragico amore di Werther per Lothe. Saturo della straziante vita di città il giovane si rifugia in un tranquillo villaggio della campagna tedesca alla ricerca di una "purificazione" interiore. Il destino quanto mai crudele gli fa qui incontrare la giovane Lothe della quale l’anima ardente e passionale si innamora senza sapere però che ella è già promessa sposa ad altro uomo. Tra i due nasce comunque una profonda e confidenziale amicizia che sfocerà più tardi in una vera passione. Werther sarà incapace di dominare tale "affinità elettiva" e nascerà in lui la consapevolezza di un amore impossibile e senza futuro. Fingendo di dover partire per un breve viaggio si congederà con un unico e doloroso bacio che sarà indiscutibile segno di una totale disperazione che porterà Werther al drastico e convinto passo del suicidio. Il romanzo descrive il contrasto tra due anime contrapposte: quella razionale e quella sentimentale, nate da una lacerante realtà psicologica.
Sull’esempio di Goethe, Foscolo scrive le "Ultime lettere", specchio di una propria condizione interiore. La vicenda è pressoché analoga e narra, sotto forma anch’essa di romanzo epistolare, l’infelice e angosciosa esistenza di Jacopo Ortis; segnata dal tormento per la sventura della propria patria e quella di una impossibile storia d’amore. Fuggiasco si rifugiò sui colli Eugenie dove si innamora di Teresa. La giovane però, come la Lothe goethiana, è già promessa in sposa ad un ragazzo del luogo e l’amore non può evidentemente essere ricambiato. Incapace di rassegnarsi e in preda a una dolorosa disperazione, Jacopo si lascia andare all’idea del suicidio, rafforzata, nella sua tragicità, dalla afflizione per le sventure dell’Italia, oppressa dallo straniero e ancor priva di una identità nazionale. Disperato e ormai spoglio delle speranze politiche e affettive, Jacopo si toglie la vita abbandonandosi alla convinzione stoica di trovare nel suicidio l’unica via di salvezza.
La possibilità di un preciso confronto tra il Werther e l’Ortis c’è data dalle pagine conclusive delle due opere che narrano i momenti subito antecedenti l’estremo passo. Goethe incentra le sue attenzioni sul sentimento dell’amore irrealizzabile per Lothe, protagonista indiscussa di queste ultime e drammatiche pagine; laddove Foscolo fonderà la caduta delle illusioni affettive con la perdita delle speranza e politiche. Nell’Ortis è comunque il tema del suicidio a dominare incontrastato quasi fosse una sorta di testamento, in cui Jacopo spiega a Teresa i motivi di questo irrimediabile gesto. Secondo la concezione romantica, solo attraverso l’autodistruzione egli potrà conservare in eterno il suo amore incontaminato e l’onestà morale che ha caratterizzato la sua breve ma intensa esistenza. Si giunge alla paradossale situazione per cui ogni tentativo di sopravvivenza viene abbandonato, in una vita che non ha più significato e dove la comunicazione non è più mezzo per vivere.