GIAN VINCENZO GRAVINA


 


Gian Vincenzo Gravina (1664, Cosenza - 1718, Roma) fu filosofo, giurista e letterato italiano.
Personalità vigorosa e complessa, diede a tutti i suoi interventi una forte carica di anticonformismo. La sua fede nelle forze morali e fantastiche dell'uomo, la sua esigenza di un profondo rinnovamento della vita sociale, già presenti nel libello Hydra mystica, informano le proposte di riforma pedagogica espresse nelle Orationes novem del 1712. Dalle medesime esigenze etico civili muovono i principi dell'estetica graviniana esposti nel Discorso sopra l'Endimione del Guidi (1692), in vui l'autore condanna le estetiche precettistiche, e nella Ragion poetica del 1708, dove sottolinea la qualità fantastica dell'attività poetica e rivaluta la poesia di Dante, a quei tempi poco compresa.
Il rifiuto del secentismo nasce in Gravina dal continuo confronto con la poesia del passato, da un bisogno di poesia "grande", verificata sui sentimenti profondi, sui grandi miti capaci di educare i popoli alla civiltà. Gravina si illuse a un certo punto di poter tradurre in un'istituzione pratica il proprio antisecentismo partecipando alla fondazione dell'Arcadia nel 1690, e dettandone le leggi. Ma il buon gusto e l'annacquato classicismo degli arcadi erano lontanissimi dagli intendimenti di Gravina, che disgustato, nel 1711 provocò una clamorosa scissione fondando con altri letterati una nuova accademia denominata Accademia dei Quirini.
Tra le sue opere d'argomento letterario si ricordano "Delle antiche favole", "Tragedie cinque (Palamede, Andromeda, Servio Tullio, Appio Claudio, Papiniano).