Sunto di
alcune dell'epistole più significative:
[Il preludio]
Già nella prima lettera spiccano i tratti fondamentali
del romanzo: lamor di patria, la presenza della
madre, i temi dellesilio e dei sepolcri. Da un lato
la disperazione per la perdita della patria,
dallaltro la ricerca nelle illusioni di una
consolazione rintracciabile solo nella morte, il ricordo
e il compianto dei «pochi uomini buoni». Sarà questo
il dualismo predominante in tutta lopera: la
rassegnazione e la smania di cambiare lo stato precario
delle cose.
[Teresa] La bellezza, divina,
compare allOrtis due settimane dopo il
trasferimento sui Colli Euganei. La visione di Teresa
rianima la vita del protagonista dopo la delusione
politica e lo porta nel mondo dellamore e della
passione, un mondo «di festa», che riesce «ad
addormentare in noi tristi mortali tutti i dolori» e che
ridona la gioia.
[Napoleone e i patrioti] Abbiamo,
in questa lettera, un esempio della volontà attiva
dellOrtis (e del Foscolo): polemizza con quei
patrioti che speravano nello straniero, in
Napoleone, larrivo della libertà e la
valorizzazione della patria. Il Trattato di Campoformio
lo conferma: il «Giovine Eroe nato di sangue italiano»
non soccorrerà la patria come molti sperano, poiché
«la natura lo ha creato tiranno: e il tiranno non guarda
a patria, e non lha»; sono gli Italiani stessi che
devono conquistare la propria libertà (tema ripreso dal
Manzoni).
[Lamore] Jacopo narra a
Lorenzo di aver baciato Teresa: la gioia dellamore
ora è in lui così grande che tutto abbellisce: i fiori,
gli uccelli, il vento, lintera Natura sembra gioire
assieme a lui. Si rivela universale armonia, che vive nei
sentimenti più puri dellamore. Sono solo
Illusioni, gli rimprovera la parte razionale del suo
animo, ma «intanto senza di esse io non sentirei la vita
che nel dolore», sono la fonte di vita, la realtà
superiore e infinita delluomo.
[La tempesta della passione]
Venuto a contatto con lamore, lanimo di
Jacopo subisce un dolce sconvolgimento; la gioia e la
disperazione si fondono dentro di esso: la gioia
dellamore e delle illusioni, e la disperazione
nellaccettare la loro frivolezza. Il tumulto
interiore che è descritto in questa lettera si riflette
in una cupa tempesta della Natura, una corrispondenza che
fa provare pace e serenità, ma che nello stesso tempo è
rappresentazione di un burrone che attrae e sgomenta. È
il burrone delle illusioni, dei sentimenti più belli; ma
è anche il burrone della consapevolezza di tale
inconsistenza e di questi fantasmi: è quindi di nuovo lo
scontro tra lanimo più romantico e quello più
razionale. E così ritornano anche i pensieri foscoliani
sulla morte, sul sepolcro, sul compianto: «Quanto la
natura è più bella tanto più vorrei vederla vestita a
lutto. [...] Eppure mi conforta la speranza di essere
compianto. [...] Le persone a noi care che ci
sopravvivono, sono parte di noi». La risposta del
Foscolo alla morte si trova in una caratteristica divina
dei mortali, in una corrispondenza di amorosi sensi. Ma
al di là della concezione dellautore, già è
evidente qui il desiderio del suicidio, di porre fine
alla tempesta e di scivolare nel burrone, mentre la madre
piange l«infelice figliuolo».
[Il Parini] In questa lettera è
evidente il carattere fondamentale di Jacopo, che è
sostanzialmente una persona appassionata, che difende con
ardore ed impulsività i propri ideali. Lincontro
con il Parini, persona dalla moralità austera, pacata,
sicura di sé, fa risaltare giusto questaspetto, in
un confronto tra due personaggi che pone in contrasto la
veneranda saggezza di uno con lardente giovinezza
dellaltro. Le ossessioni e le speranze
dellOrtis vengono di volta in volta deluse
dallamico: laspirazione alla gloria, il
battersi per la patria sono le basi della vita di Jacopo,
ma ricorda il Parini - «un giovane dritto e
bollente di cuore, ma povero di ricchezze e incauto
dingegno, [...] sarà sempre o lordigno del
fazioso, o la vittima del potente». E lottenere la
libertà e lindipendenza significa ribellioni,
delitti, rivolte che spesso non portano a nulla: «i
mortali sono naturalmente schiavi, naturalmente tiranni,
naturalmente ciechi», è la concezione materialistica
del Foscolo (che riprende il Machiavelli), e la causa
della fine di ogni speranza. Emerge infine il rispetto, e
forse lammirazione, di chi ha una fede, di chi
crede in una vita nellal di là, di chi accetta le
ingiustizie della vita terrena nella sicurezza di una
vita spirituale: il Parini, «come sei lassù
contemplasse tutte le sue speranze», trova conforto e
speranza nella fede cristiana, che manca al materialismo
dellOrtis e del Foscolo.
[La lettera di Ventimiglia]
Jacopo ha ormai deciso di compiere il suicidio:
su indicazione della madre avrebbe dovuto emigrare in
Francia, ma preferisce invece tornare e morire nella sua
patria. La Natura, «solitaria e minacciosa» (una
personificazione che verrà ripresa dal Leopardi nelle
sue Operette Morali), è insensibile di fronte al dolore
dei mortali. Ma come conciliare la politica con la
morale? Anche gli antichi Romani nel loro desiderio di
conquista distruggevano e portavano morte e devastazione
afferma rivolto allItalia: «la terra non è
che una foresta di belve». La visione è quella
pessimistica del Foscolo, quella della Natura crudele e
insensibile, dellinevitabilità delle sofferenze e
del dolore per conseguire la libertà; e agli uomini
piace favoleggiare, crearsi degli «Dei protettori della
debolezza» che regalino «premi futuri del pianto
presente». Dove sta la virtù? Nella Compassione, nel
sentimento di solidarietà che nasce dalla comune
sofferenza degli uomini, la pietà per il vinto e
soprattutto quella per gli estinti. E così luomo
vivrà ancora nel ricordo, dopo la liberazione della
morte.
[La visita alle tombe di Santa Croce]
La morale del Foscolo evidente in questa lettera
è anche il tema fondamentale dei Sepolcri: il culto del
ricordo dei defunti, che vivono per sempre nella memoria
degli uomini. Jacopo adora, nella chiesa di S. Croce in
Firenze, le tombe di Galileo, di Machiavelli e
Michelangelo: imponenti mausolei che nulla sono in
confronto alla grandezza dingegno dei tre. Accenna
poi al rapporto tra intellettuali e potere: i
perseguitati nel presente saranno venerati dai posteri,
dice, e i veri grandi sono quelli che non si
lasciano guidare dai favori dei potenti - come il
solitario Vittorio Alfieri.
[Io non so né perché venni al mondo...]
Fra le lettere di Jacopo, Lorenzo Alderani trova
una carta che riproduce un passo tradotto dal francese
Blaise Pascal, il famoso moralista cristiano. È un modo
del Foscolo di rappresentarci il suo pensiero circa la
posizione e la funzione dellUomo
nellUniverso. La visione agnostica pone luomo
alleterna ricerca di qualcosa che non potrà mai
trovare, di una verità a tutti negata, ma da tutti
desiderata. Nella vicenda dellOrtis, questo passo
può essere visto come un momento di crisi
esistenziale a seguito della delusione amorosa, la
quale invece lo porterà al suicidio.
[Addio alla vita] Lultima
lettera di Jacopo è indirizzata a Teresa. Ringrazia il
fato, in allegoria la natura, che gli ha fatto conoscere
Teresa, gli ha fatto provare le passioni dellamore,
lo slancio infinito dellanimo, al di là dei limiti
della realtà. È unassolutizzazione: tutto ciò
che riguarda Teresa ha dellassoluto, del divino e
del sacro. Ma labbandono allamore, alla
passione, alla bellezza divina non può che terminare con
la morte, e per raggiungere una gioia così nobile e
suprema altro non si deve fare che spezzare la propria
esistenza terrena e rompere il proprio contatto fisico
con linfelice destino.
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