L'ORECCHIO DI VAN GOGH

24 dicembre del 1888, data cruciale per l’avvenimento tragico del taglio dell’orecchio e la fine della convivenza con Gauguin, la fine di un sogno, per Vincent, di una comunità per la collaborazione fra artisti ad Arles nella Casa Gialla.

La convivenza fra i due non è facile; solo inizialmente fu serena, le loro discussioni, soprattutto incentrate sulla pittura, diventano sempre più tese, di una “elettricità eccessiva”, scrive Vincent. Gauguin si accorse presto che il loro rapporto era ormai incrinato e fa emergere il suo disagio in una lettera a Theo, del 20 dicembre 1888, dove afferma che non potevano assolutamente vivere più assieme in pace, questo “per incompatibilità di carattere” e, continua, per “bisogno di tranquillità per il nostro lavoro”.  Mantiene, comunque, una doverosa stima per Vincent, dicendo di lui che è una persona intelligente, ma ritiene sia necessario allontanarsene.

Van Gogh rifiuta di credere a una partenza del compagno, anche perché sa che questo abbandono lo getterebbe di nuovo in una terribile solitudine, per lui intollerabile, perché aveva cercato in ogni modo un rapporto con Gauguin e, questa decisione, è agli occhi di Vincent un nuovo rifiuto, come i tanti altri della sua vita. Serba rancore per il suo amico e ancor più a se stesso, perché si rende conto di non riuscire mai a vivere con nessuno, perché nessuno può comprenderlo o sopportarlo, scrive al fratello Theo: “Credo che Gauguin si sia un po’ scoraggiato della piccola città di Arles, della piccola casa gialla (…) e soprattutto di me”.

Il tracollo è inevitabile ed è la tragedia. Vincent segue l’amico durante una sua passeggiata per paura di un’improvvisa fuga, Gauguin se ne accorge e quando si gira per sorprenderlo vede la sua faccia stravolta. Pareva stringere in mano un rasoio aperto. Vincent sconvolto scappa verso casa, Gauguin allarmato, invece, trascorre la notte fuori. Vincent è solo e, in preda a chissà quale tormento, si recide l’orecchio sinistro; ben ripulito, lo ripone e lo porta in dono, in un bordello di Arles, a Rachel, una prostituta sua amica, a cui dice: “un mio ricordo”.

 

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