LA RICERCA DI UNA VOCAZIONE

 Il giovane Vincent, “doveva” trovare una sua strada per inserirsi in quella normalità (nella società) cui tutti giungevano (e aspiravano), come già era accaduto per i propri familiari; per queste continue ricerche sarà difficile la strada verso la sua vocazione di vita, in fondo, tarda a configurarsi esattamente, anche se non esiste forse altro uomo, più chiamato all’arte di Vincent.

Tanti percorsi di fronte al suo cammino e ogni strada la percorreva con tutte le sue forze, con tutta la sua volontà, con tutto se stesso: venditore di stampe d’arte prima all’Aja, a Bruxelles, poi a Londra e Parigi; insegnante di francese di nuovo a Londra; predicatore religioso (perché  si sente attratto dalla religione per poter consolare gli umili); evangelizzatore in mezzo ai poveri minatori del Borinage.

Imparò presto a convivere con questa sua forza e determinazione ostinata, a raggiungere gli obiettivi che gli si ponevano dinnanzi, perché arrendersi era perdere, era, per lui, una lacerante sconfitta. Ostinazione e perseveranza, che infine lo portavano ad un lento dolore, alla rinunzia, perché la sua forza presto si scontrava con il contraccolpo della terribile e cruda realtà, perché le sconfitte arrivavano, inesorabili ogni volta. Ma lui, altrettanto inesorabilmente, si rialza per procedere nel suo cammino a testa alta verso un nuovo obiettivo, verso un nuovo percorso.

La sua ricerca di una vocazione per la vita era come una lotta; lotta appassionata per essere accettato da una società che lo osservava e lo cominciava a giudicare come un fallito, perché non riusciva a tenersi niente, a tenersi un lavoro, a tenersi un amore, non riusciva a stabilizzarsi. Anche la ricerca di un amore, di una donna, regolarmente si dimostrava un fallimento e questo lo distruggeva nella solitudine, perché era fondamentale per lui, amare ed essere amato. Metteva tutto se stesso anche in questo sentimento verso le donne e anche questo spaventava chi lo circondava.

Viveva intensamente, quindi, tutte le sue passioni, tutto quello che intraprendeva lo portava a sacrificarsi e, quasi, a consumarsi, ma questo spaventava chi viveva aridamente, in una normalità povera di passioni vere e reali e, la società, lo additava già come un diverso, perché provava disprezzo per tutto ciò che mostrava carattere e sentimento, in profondità e verità. Questo suo modo di apparire tenace e instancabile, sprezzante delle condanne ricevute, orgoglioso e in ogni caso ostinato a procedere nonostante tutto e tutti, nonostante le sconfitte, le crisi e gli abbandoni, lo rende agli occhi di tutti come un emarginato, come un rifiutato, come ostinato seguace delle partite perse: è per questo che la società non lo accetta, perché non lo capisce, non comprende tutto il suo fervore appassionato per le sue vocazioni, per il suo carattere che lo porta ad affrontare in modo così intenso ogni suo interesse.

Maturato con gli occhi e la coscienza pura, guidata dalla scrupolosa ricerca di un’unità fra la natura e gli uomini, lui, ben presto, si sentirà diverso dalla società, opposta al suo sentimento profondo, quindi, soprattutto lui, la rifiuta, cercando anche di portare a termine ogni suo obiettivo a discapito di tutto e tutti.

Intanto si avvicina all’arte. Visita i musei, ammira il Seicento olandese, Holbein, Rembrant, il francese Corot, Millet e il Rinascimento italiano, raccoglie e si circonda di riproduzioni di questi artisti che lo attraggono. Comincia a disegnare, anche per distrarsi dai suoi continui fallimenti e dalle sue delusioni. Di questa sua capacità se ne accorge la madre: “Vincent ha fatto parecchi bei disegni… Questo meraviglioso talento potrà diventargli prezioso”, e, ancora, intuendo la sua aspirazione: “Vorrei che potesse trovare un lavoro nel campo dell’arte o vicino alla natura”. Ma anche quando si troverà immerso nell’arte, come ogni strada già intrapresa in precedenza, verrà preso totalmente, si consumerà e più che mai sarà travolto dal fervore e il suo amore per l’arte che lo brucerà, dopo tutto, fino in fondo la sua vita.

 

 

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