Dalle difficoltà in Inghilterra alla morte (1815-1827)

  Decise allora di andare in Inghilterra, dove lo scrittore antinapoleonico non poteva non essere accolto onoratamente: l'11 settembre era a Londra. Ben presto però le ristrettezze economiche lo costrinsero al lavoro di traduttore e saggista, sebbene non amasse lavorare a scopo di lucro: infatti i suoi debiti andavano aumentando, e a ciò si aggiunse il dolore per la morte della madre i1 24 maggio 1817. Si ritirò dunque a Kensington, lavorando per alcuni periodici nella scrittura di articoli riguardo la letteratura italiana, e ottenendo così un riscontro economico maggiore. Fu in questo momento di riaccese speranze che meditò un’opera colossale consistente in 36 volumi circa i classici italiani, con biografia, contestualizzazione storica, collezione dei testi, e tutto insomma quell'apparato storico e filologico che doveva inquadrare ogni autore in maniera completa. Poiché gli era necessario trovare dei consociati per il progetto volle mostrarsi molto più benestante di quanto non fosse in realtà. 
Hobhouse, un uomo di stato inglese, volendo dare un brevissimo saggio della letteratura italiana contemporanea a commento di un’opera, si rivolse al Foscolo, il quale scrisse tale trattato in maniera molto approssimativa e spesso erronea, provocando uno scandalo in Italia. Si ruppe a tal motivo l’amicizia con Hobhouse, il quale gli aveva peraltro promesso una certa somma per un lavoro sulle ultime rivoluzioni italiane: ma Foscolo aveva intanto trascurato il suo lavoro per i periodici, e si ritrovava ormai nuovamente in povertà.
  Ma nel 1822 Ugo ritrovò la sua figliola naturale, Floriana, che aveva ricevuto dalla madre, sposatasi, una consistente somma di danaro: tale somma fu investita nella costruzione di una sontuosa villa chiamata Digamma-Cottage. Parve a Foscolo l’occasione per ristabilirsi, ma presto le spese per tale abitazione lo sommersero di debiti, per cui, nonostante gli sforzi per raccogliere qualche cifra con i suoi scritti, ricevette un mandato di arresto da parte dei creditori nel 1824. Cambiò in seguito anche nome per sfuggire ai creditori, riducendosi ormai in uno stato umiliante: eppure, in quelle strettezze estreme, condusse uno dei suoi migliori lavori critici, ossia il "Discorso sul testo della Divina Commedia" (1825). 
 Pensò un'ultima volta di ritornare a Zante, in un momento in cui anche la salute gli veniva meno: era ammalato di idropisia, ma stoicamente cercava di resistere nel lavoro e nonostante tutto furono rari i lamenti nelle lettere di questi miserrimi anni. Morì la sera del 10 settembre 1827
  Un biglietto destinato alla figlia mostra che, anche presso l'agonia, lo stringeva la preoccupazione economica, ed era lieto di aver soddisfatto i suoi debiti. I1 18 settembre fu sepolto nel cimitero di Chiswick: cinque soli amici ve l'accompagnarono. Fu aperta una sottoscrizione per la tomba del poeta, ma poiché non fruttò molto, fu uno degli amici a provvedervi. Nel 1871 le reliquie del poeta furono trasferite a Firenze, nel tempio delle glorie italiane, da lui esaltato con versi immortali: in Santa Croce. Floriana morì pochi anni dopo il padre, i cui manoscritti passarono alla biblioteca Labronica a Livorno.
 


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