La struttura narrativa dell'Ortis consiste in una raccolta di epistole scritte da Jacopo e indirizzate a Lorenzo Alderani, il quale nella finzione letteraria le raccoglie operando fra di esse una congiuntura e creando così una narrazione meno frammentaria della vicenda Ortisiana, descrivendo gli episodi che il protagonista stesso non avrebbe potuto narrare (es. il suicidio). Dunque si tratta certamente di un romanzo epistolare, genere piuttosto in voga all'epoca, anche se il ritmo poco dinamico della narrazione suggerisce piuttosto l'idea di una sorta di diario: inoltre, come si è appunto detto, è presente una cornice narrativa indispensabile al lettore per la comprensione della trama. Tale scelta permette al Foscolo di trasmettere un maggior senso di realismo, dando un'impressione quasi documentaristica di una storia che egli stesso ha concepito su una base autobiografica, e adattandola nel corso delle svariate edizioni alle esperienze man mano vissute. Infatti la funzione di alter-ego non è adempita solo da Jacopo come specchio del pessimismo derivante dalle delusioni politico-amorose, bensì essa è adombrata anche in Alderani, che riflette invece un maggior razionalismo meno vulnerabile alle passioni, presagiando la sucessiva 'incarnazione' foscoliana in Didimo Chierico, o comunque nella maggiore maturità espressa nei "Sepolcri"